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Le affinità tra Yoga e Origami sono tante; ciò che si può dire di una disciplina può tranquillamente valere per l’altra.
Possiamo accennare alcune di queste analogie proprio giocando con questo avverbio: TRANQUILLAMENTE. Infatti entrambe le pratiche hanno la capacità di quietare la mente e di condurla verso uno stato di meditazione concentrativa, il cui scopo è il raggiungimento di un livello di consapevolezza senza pensieri.
Nello Yoga questo stato è detto Dhâranâ, nella filosofia Zen e buddhista si chiama Presenza Mentale. Nella pratica yogica raggiungiamo Dhâranâ quando concentriamo l’attenzione sulle parti del corpo chiamate ad eseguire i movimenti; nell’Origami si tratta di dedicarsi al piegare un foglio di carta secondo un certo ordine di passaggi.
In entrambe le attività è facile osservare come passaggio dopo passaggio, il campo di attenzione si restringa, si faccia più sottile e preciso in modo cosciente. Altrettanto facile è accorgersi quando la mente inizia a vagare: in quel momento i movimenti diventano meno coordinati e attenti, le pieghe sono meno accurate e definite.
Ecco che allora osservare l’atto stesso di piegare o piegarsi è un costante controllo sulla mente richiamandola ogni volta all’oggetto stesso dell’osservazione, che sia il corpo o il foglio di carta, e quindi al momento presente.
Infine l’Origami racchiude in sé due concetti fondanti della pratica yoga.
Interdipendenza: ogni forma scaturisce da una sequenza definita di pieghe, una piega è necessaria per l’esecuzione di quella successiva e quest’ultima è costituita da quelle precedenti.
Impermanenza: la forma cambia di continuo, dall’inizio alle fine, pur non cambiando la sostanza dell’oggetto piegato, che sia il foglio o il corpo.
“Accontentatevi di osservare. Accogliete semplicemente tutto ciò che entra nel campo della coscienza, tutto ciò che vi viene così rivelato, per quanto banale e ordinario. Tutta la rivelazione può ridursi al fatto che avete le mani umidicce, che sperimentate il bisogno di cambiare posizione o altro ancora. Poco importa: l’essenziale è che ne abbiate preso coscienza. In questo il contenuto conta meno della qualità. Man mano che questa qualità migliorerà, il vostro silenzio si farà più profondo e allora potrete constatare un cambiamento. Scoprirete con grande gioia che una rivelazione non è un sapere, ma un potere misterioso che implica trasformazione” (Padre De Mello- gesuita indiano)
Lucia Cuppini
Federico Scalambra
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